“So che gli assassini sono esistiti e che confonderli con le loro vittime è una malattia morale”

Sabato 25 gennaio 2020, Parco Nord Milano
Manifestazione al Monumento al Deportato
Intervento come Consigliere della Città Metropolitana di Milano

È un onore per me oggi partecipare a questa giornata di ricordo e di commemorazione di eventi di una tale tragicità che mai nessuna generazione presente e futura dovrà dimenticare. È proprio nell’intento di queste manifestazioni mantenere vivo il ricordo di ciò che è stato affinché non si ripeta.

Oltre 75 anni fa, in momenti come questi e in luoghi come questi, moltissimi nostri concittadini, donne e uomini, lavoratrici e lavoratori hanno vissuto la tragica e straziante esperienza della deportazione. Sono stati strappati dalle loro case e dalle loro radici in nome di un’ideologia criminale e disumana della quale non conoscevano ancora tutta la crudeltà.

Questi 570 deportati erano lavoratori, sindacalisti, persone comuni che avevano avuto la colpa di aver scioperato e di aver espresso posizioni diverse da quelle fasciste. E’ ovvio ora che non avevano commesso nessun crimine. Ma anche allora non furono messi in prigione, ma portati a lavorare in un altro luogo, solo dopo si seppe cos’erano veramente i campi di concentramento.

Perché i regimi sono subdoli, falsi, ingannatori, insabbiatori, loschi e crudeli nella loro essenza. Illudono, non si mostrano subito nelle loro vera forma, blandiscono, gratificano, all’inizio sembrano anche protettivi, si ingraziano le persone, il loro consenso, mostrano il loro aspetto migliore: solo dopo gettano la maschera, ma poi è troppo tardi.

Per questo è necessario, anzi doveroso, proteggere la nostra democrazia, la nostra libertà, con un’azione attenta, costante, giornaliera che ribadisca che il confronto rispettoso, anche se faticoso e impegnativo è l’unico strumento che tutela tutti.

Il sacrificio di questi Italiani e degli altri milioni di vittime della Shoah e delle leggi razziali, che hanno dato la loro vita per proteggere i perseguitati ebrei e per proteggere quel disegno più ampio chiamato democrazia, non può essere anche solo in parte vanificato.
Eppure l’impegno a ricordare, le attività svolte per diffondere e mantenere la memoria, il lavori di tanti instancabili testimoni diretti e indiretti non sono stati sufficienti a fermare nuove xenofobie e intolleranze, i richiami può meno striscianti al fascismo, ad alcune sue idee.

Perché? Se lo chiedono in molti, ce lo chiediamo anche noi. Perché a volte il ricordo rischia di essere ritualizzato, la memoria rischia di essere solo mero dato storico, terribile crudele, ma solo storico. Perché non sempre ci immedesimiamo nelle vittime, nella loro sofferenza, perché non la sentiamo su di noi, perché non siamo più capaci di sentire fuori da noi e dal nostro tempo, quasi dall’adesso.

Sono stata recentemente alla risiera di San sabba, campo di concentramento italiano, italiani che imprigionavano e uccidevano italiani. Cosa ho provato, cosa avrei fatto io, quel dolore, quella disperazione sono stati insostenibili.

La memoria non è neutra, insegna, fa fare scelte e non ci può lasciare indifferenti, la memoria condanna e ammonisce, ci fa sentire parte di quelle vicende. Se riviviamo davvero, se sentiamo quel dolore pungente su di noi, quella disperazione dei deportati prodotti dal fascismo e dal nazismo non possiamo nemmeno per un istante lasciare spazio o ammiccare a tutte quelle realtà o manifestazioni che si richiamano al fascismo.

Abbiamo fatto una scelta, riportando su di noi, provando la disperazione, il dolore La crudeltà e la ferocia subita dalle vittime di quel periodo, e non possiamo dimenticarla.

E’ a partire dal loro sacrificio che è stata edificata una nuova Italia, un’Italia libera, democratica e, non ultimo, solidale. Un Paese che non odia come abbiamo avuto modo di ricordare con la Senatrice Liliana Segre alcune settimane fa, nella grande manifestazione di Milano.

Tutti noi abbiamo il compito di adoperarci costantemente per promuovere i valori della libertà e della democrazia e di costruire, giorno dopo giorno, una comunità internazionale sempre più forte e unitaria per far sì che non si renda mai più necessario il sacrificio di vite umane.
Questo è ancora più importante in un’epoca in cui i nazionalismi aggressivi e il protezionismo sembrano risorgere, e sempre più forti sono le spinte a chiudersi in sé stessi dimenticando che la cooperazione e la solidarietà sono alla base del benessere economico e la coesione sociale di una comunità nazionale.

L’area metropolitana milanese, capitale della resistenza europea al nazifascismo durante la seconda guerra mondiale, non dimentica le proprie radici ed è per questo che Milano e a Cinisello Balsamo nuove pietre di inciampo sono state posate per le strade della città per ricordare altrettante vittime, che hanno perso la vita deportate nei campi di sterminio nazista o perché si sono opposte al regime.

Combattere l’indifferenza e l’oblio, ricordando, deve essere il nostro obiettivo. Oggi, in questa giornata di commemorazione, e in ogni giorno della nostra vita, perché solo non dimenticando il passato potremo crescere individualmente e come cittadini, uniti nella fratellanza e nell’aiuto reciproco che sono alla base della democrazia.

Come diceva Primo Levi: “so che gli assassini sono esistiti e che confonderli con le loro vittime è una malattia morale, un preciso servizio reso ai negatori della verità”… le istituzioni democratiche hanno fatto una scelta: stanno con le vittime!

Siria Trezzi

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